Caro Renzo Fogliata, ho letto il Suo articolo in cui critica le mie posizioni sulla questione dell’indipendenza veneta, parlando di una presunta “antica tradizione comunista” e di “gabbia ideologica”.
Innanzitutto devo constatare che anche Lei non ha compreso appieno (per non dire per nulla) cosa sia il Partito Democratico. Il nostro progetto discende da due linee della tradizione politica, quella socialdemocratica di Berlinguer e quella popolare di Moro, ovvero due grandi statisti che hanno cercato di portare l’Italia fuori da uno dei periodi più cupi della nostra storia. Non è questo il punto, ma credo che Le possa servire per circoscrivere meglio le Sue analisi in futuro.
Sul punto in questione, Lei evidentemente ha vissuto in un paese diverso dal Veneto in cui ho vissuto io, sempre governato dal centrodestra prima con Galan e poi con Zaia. Le riforme costituzionali degli ultimi anni avrebbero permesso alle regioni di ampliare le proprie autonomie fino ad assimilarsi a quelle a statuto speciale grazie a trattative bilaterali con lo Stato centrale. Non mi risulta che il Veneto leghista e forzista abbia imboccato questa strada. Eppure il nostro ex-Presidente è diventato subito dopo Ministro, mentre l’attuale Presidente fu Ministro fino al giorno prima. Credo che sarebbe bastata una telefonata per accordarsi e tenersi aggiornati, ma evidentemente non ci hanno pensato o, una volta ottenuta la propria carica, hanno ritenuto meno interessante percorrere questa via. Dovrebbe dunque rivolgere a loro le domande che rivolge a me.
Il Suo articolo si dimostra anche poco informato sull’attualità, il PD veneto è da anni schierato a favore del federalismo e abbiamo più volte denunciato l’iniquo trattamento subito dalla nostra regione rispetto a quelle a statuto speciale e ad altre realtà del Sud. Non ultima, abbiamo chiesto al governo di ampliare le possibilità per le regioni virtuose di aumentare la propria autonomia e il grado di federalismo. Tra l’altro, Le faccio notare, se una regione ricca e importante come il Veneto non ha mai saputo ottenere il giusto riconoscimento da Roma, mi chiedo cosa ci sia da pensare della classe politica che l’ha governata negli ultimi vent’anni e che ha interpretato la politica come una costante presenza sui giornali e assenza lì dove le decisioni vengono prese.
Tutto ciò, pare Le sia sfuggito, ma non Le sarebbe sfuggito invece il fatto che io denigri la nostra regione. In che modo, signor Fogliata, avrei denigrato il Veneto? E’ sicuro che sia stata io? Le è sfuggito che il PD in larga parte si sia esposto favorevolmente ad una consultazione popolare sullo stato del Veneto, aperto a molti quesiti da utilizzare per il governo futuro del nostro territorio. Un referendum, allo stato attuale, rischierebbe di far decadere la giunta regionale e di mettere la Regione intera in seria difficoltà, oltre ad andare verso una sicura bocciatura da parte della Corte Costituzionale. Ciò nonostante sono stata tra i pochi senatori a presentare un’interrogazione al Governo per chiedere di farsi carico della questione regionalista e indipendentista veneta, chiedendo contestualmente di adottare misure perché il Veneto abbia un trattamento più equo rispetto ad altre regioni e possa godere della giusta autonomia a cui aspira. Ne ho poi riparlato di recente anche con il Ministro Boschi, che è disponibile e aperta ad un confronto su questo tema.
Le chiedo se sono io a ridicolizzare il Veneto e non chi trasforma in carro armato una ruspa o chi dichiara di aver ricevuto più di 2 milioni di voti, quando non sono che 100 mila, in considerevole parte provenienti da Santiago de Cile. Io amo il Veneto e non sopporto che chi se ne fa difensore riduca una tradizione ed una cultura secolari, fatte di arte, letteratura, teatro e usanze politiche e sociali di qualità eccezionale, nonché un tessuto industriale e associativo odierno di primo livello nel mondo, a stupidaggini folcloristiche inventate di sana pianta e ridicole scimmiottature rivoluzionarie. Ci sono due modi di lavorare: il primo, inconcludente, è quello di stare da mattina a sera sui giornali e sulle televisioni urlando qualunque cosa venga in mente, il secondo, che io ho sempre scelto, è quello di un lavoro giorno per giorno silenzioso e costante verso l’obiettivo, nei luoghi dove veramente si può modificare lo stato attuale delle cose.
Capisco che il Suo interesse giornalistico sia ottenere maggiore visibilità, ma questo non giustifica lo storpiamento della realtà. AugurandoLe di aspirare ad un giornalismo di profilo superiore, forgiato su fatti concreti e non su illazioni fuori da ogni realtà, Le porgo i migliori auguri di buon lavoro.
Laura.puppato@senato.it