di STEFANIA PIAZZO – Che la Polonia abbia i seminari pieni rispetto a quelli milanesi è risaputo. E che la Cei polacca non contesti le prese di posizione sul contenimento dei flussi migratori è pure un altro dato di fatto. Ora c’è da registrarne un altro. La plateale e solenne durissima presa di posizione del governo polacco dopo il crimine del branco sulla spiaggia a Rimini. “Per le bestie di Rimini ci vorrebbe la pena di morte” e nel loro caso “non sarebbe male tornare alle torture”. Lo ha scritto su Twitter il viceministro della Giustizia polacco, Patryk Jaki, riguardo quanto avvenuto nella notte tra venerdi’ e sabato, quando un branco di quattro ragazzi prima ha stuprato sulla spiaggia di Miramare una turista polacca e picchiato e rapinato l’amico che era con lei sulla battigia e poi ha abusato di una prostituta transessuale sulla Statale.
“Ecco i vostri immigrati, li volete in Polonia? Se mai dopo la mia morte”, ha aggiunto Jaki, riferendosi alla provenienza nordafricana dei quattro protagonisti della brutale aggressione, ricercati dalla Polizia.
Nessun politico italiano ha osato tanto. Bisogna prendere atto che in Polonia i politici che sono al governo hanno il coraggio di dire cosa pensano. E di farlo a rischio di imbarazzare il politicamente corretto della giustizia italiana, in cui la certezza della pena è tutta relativa.
D’altra parte la polemica italiana si infiamma dopo le sparate di una risorsa, un mediatore culturale che opera presso una cooperativa emiliana (poi sospeso, ndr) che gestisce l’accoglienza di centinaia di richiedenti asilo. Sui social ha fatto sapere che “Va bene stuprare le donne, tanto a loro piace. Lo stupro e’ un atto peggio ma solo all’inizio, poi la donna diventa calma e si gode come un rapporto sessuale normale’.
Vorremmo tanto conoscere il parere del viceministro polacco della Giustizia. Quello dei politici italiani, che cadono a vario titolo sul pisello, lo conosciamo già.