di ENZO TRENTIN – Nell’esuberante mondo indipendentista veneto c’è una componente che ha elaborato un progetto istituzionale per l’indipendenza.
È stato già pubblicato qui: http://www.miglioverde.eu/in-anteprima-un-progetto-istituzionale-per-lindipendenza-del-veneto/ ed ha incontrato numerosi consensi. Nessuno dei proponenti ha voluto avanzare primogeniture proprio per evitare l’insorgere di polemiche, conflittualità, personalismi, anatemi e bocciature per le quali i veneti si sono conquistati un primato non invidiabile.
Tale componente ora s’è posta la domanda: «se ottenessimo già domani – in senso letterale – l’indipendenza, quale classe dirigente sarebbe chiamata a gestire la nuova forma di governo?» E qui facciamo un primo inciso: parlano di governo e non di Stato, perché essi li considerano due cose diverse.
Abbiamo allora raccolto le argomentazioni di questa parte di mondo indipendentista veneto che continua, anche in quest’occasione, a voler mantenere un profilo basso, discreto, ma costruttivo. E la loro riflessione è questa: tutti gli indipendentisti che propongono una soluzione sono da considerarsi con pari dignità, perché allo stato attuale nessuno ha la ricetta risolutiva e sicuramente vincente. È giusto pertanto che chi ha studiato e approfondito la questione, ricavandone una soluzione, prosegua per la sua strada. Se uno qualsiasi di costoro otterrà un risultato positivo, ogni veneto non potrà che esserne beneficato.
Questa componente indipendentista ha chiesto all’Arengo Veneto il patrocinio (ovvero il sostegno, che non è ancora la condivisione) per le proprie riunioni d’approfondimento, di discussione. ed implementazione del progetto che qui – per comodità del lettore – nuovamente pubblichiamo come allegato. Spetterà al patrocinante Arengo Veneto stabilire le date, i luoghi, e gli orari dei vari incontri, ai quali tutti sono invitati.
La componente indipendentista in questione tuttavia, esprime l’avviso che coloro che appartengono a governi o autogoverni di varia natura e indirizzo, coloro che sostengono il ripristino degli Stati preunitari, e qualsiasi altro soggetto che ha un proprio progetto indipendentista, si astengano dal partecipare ai lavori. È cosa buona e giusta che tutti costoro continuino a perseguire i propri progetti.
La predetta componente indipendentista sente anche la necessità di prendere subito le distanze dai partiti sedicenti indipendentisti che siedono in Regione Veneto, e da coloro che sostengono o simpatizzano per quelle leggi regionali e regolamenti che a vario titolo perseguono il riconoscimento del popolo veneto come minoranza nazionale, o inconcludenti referendum. Costoro sono considerati dei Quisling del XXI secolo. Ed è noto che il termine quisling divenne sinonimo di collaborazionismo in molte lingue europee, in particolare riferito a chi collabora con gli invasori. Il termine fu coniato dal quotidiano inglese The Times nel fondo del 15 aprile 1940 intitolato “Quisling ovunque”.
Si considera che la più grande operazione di Dizinformacja che questi Apparatčik stanno cercando di materializzare è quella relativa al referendum consultivo per l’autonomia. Essi lo propongono come primo passo verso l’indipendenza, e nel frattempo si ripromettono l’ottenimento di uno status simile a quello del Trentino-Alto Adige. Ma si tratta solo di spregevole propaganda.
Infatti per ottenere quanto hanno i sud tirolesi è necessaria una modifica della Costituzione. Se si ottenesse, sicuramente altre forze partitocratiche opererebbero per un referendum nazionale abrogativo. Ma la perniciosità di questa proposta referendaria è rappresentata dal fatto che l’opzione indipendentista verrà affossata per i prossimi decenni. Per l’appunto, se vincesse il referendum per l’autonomia i politicanti direbbero: «vedete, i veneti non vogliono l’indipendenza, ma l’autonomia.» Se viceversa il referendum fosse bocciato dall’elettorato, gli stessi politicanti direbbero: «i veneti non vogliono l’autonomia, figuriamoci l’indipendenza».
Beninteso non si tratta di persone particolarmente malvagie per cui bisognerebbe attivare l’ostracismo o altra misura. Per usare le parole di Max Weber: “c’è chi vive per la politica e chi vive di politica”. Alcuni di costoro, poi, sono persone portatrici di una cultura partitocratica perennemente conflittuale, per cui la gestione di un indipendente Stato Veneto governata da loro, non sarebbe che la riproposizione in chiave più angusta dei mali che affliggono l’Italia sin dal suo nascere. E intanto essi contribuiscono in maniera irreversibile a prolungare la lenta agonia italiana nella quale anche i veneti sono coinvolti.
Sostanzialmente tutte queste persone appartengono a quella mentalità politica che non ha ancora compreso come la scena mondiale stia rapidamente cambiando aspetto. Alla tradizionale contesa che potremmo semplicisticamente definire orizzontale: destra-sinistra, si sta velocemente sostituendo la contrapposizione alto-basso; laddove in alto si trovano le élite mondialiste e globaliste, mentre in basso stanno i vari popoli sempre più politicamente oppressi dall’uccisione della libertà economica con conseguente scadimento della qualità della vita.
Se in Europa crescono i paesi con muri che cercano di frenare un’invasione per un verso islamista, e per l’altro composta da migranti economici; dall’altro ci si trova di fronte alla Brexit che a breve si concretizzerà, perché l’UE non soddisfa più i popoli che vi aderiscono. Poi c’è la recentissima vittoria di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti; personaggio sfavorito e a tutt’oggi osteggiato dalla controparte democratica che ha espresso Hillary Clinton, la quale era invece favorita e godeva dell’appoggio di tutta la stampa mainstream, nonché dell’apparato di potere di Washington. Eleggendo Trump gli statunitensi hanno bocciato questi ultimi indicando la loro volontà di cambiamento.
È dunque indispensabile, per l’indipendentismo veneto, individuare i componenti di una nuova classe politica. Persone che – sempre per semplicità di linguaggio – entrino in quella filosofia innovativa che Richard Buckminster Fuller così descriveva: «Non cambierai mai le cose combattendo la realtà esistente. Per cambiare qualcosa, costruisci un modello nuovo che renda la realtà obsoleta.»
I promotori, come il patrocinante Arengo Veneto, si dichiarano aperti a tutti coloro che, una volta approfondito, discusso, implementato e migliorato il progetto istituzionale per l’indipendenza qui pubblicato, abbiano anche voglia d’impegnarsi concretamente per esso. Di divenire cioè classe dirigente.
Tutto ciò premesso, chi desidera partecipare agli incontri che via via saranno comunicati è invitato a segnalare il suo desiderio utilizzando il seguente indirizzo di posta elettronica: arengo.veneto@gmail.com, sarà in tal modo oggetto di ogni comunicazione inerente.