di Gigi Cabrino – Arpa, l’agenzia regionale per l’ambiente, ha pubblicato i dati relativi al monitoraggio tra gennaio e luglio 2024 sulla presenza di pfas in zona Fraschetta (polo chimico) e nei territori limitrofi.
“Abbiamo aggiornato la campagna di misurazione delle deposizioni e della qualità dell’aria intorno allo stabilimento ex Solvay” ha sottolineato il direttore generale di Arpa Secondo Barbero intervistato da Radio Gold “è stata confermata la presenza di pfas, in particolare a Spinetta nei due punti di rilevamento di strada Bolla e alla stazione di via Genova è stata evidenziata una quantità superiore di c6o4 e di adv. Abbiamo rilevato valori, seppur inferiori, anche nei mesi di fermo dell’impianto. C’è trend in diminuzione ma questo valore non è stato annullato. Non ci aspettavamo di rilevarlo: evidentemente c’è un tema di presenza ubiquitaria. Anche se queste sostanze non vengono utilizzate nelle lavorazioni sono comunque presenti e rilasciate nell’ambiente, anche se in quantità inferiori. Rispetto al 2023 abbiamo rilevato una diminuzione delle tracce di queste sostanze che si sono propagate anche a oltre 5 km dal Polo Chimico, sia a Montecastello sia ad Alessandria, in particolare nella postazione vicino all’Istituto Volta: in questi due casi stiamo parlando di valori sotto ai limiti di quantificazione, corrispondenti a un centesimo rispetto a quelli rilevati in prossimità dello stabilimento. Man mano che ci si allontana abbiamo riscontrato un importante effetto di diluizione. Anche nei prossimi mesi, però, continueremo a fare analisi: anche se non ci sono limiti normativi di riferimento è importante raccogliere queste informazioni perché consentono di avere il quadro della situazione ambientale attorno al Polo Chimico. Facendo ancora un paragone con il 2023, poi, quest’anno abbiamo rilevato una riduzione abbastanza generalizzata anche vicino al sito Syensqo”.
“Stiamo raccogliendo dati unici nel loro genere” ha continuato Barbero, “la norma non prevede di fare questi monitoraggi. Non avevamo un protocollo con cui fare queste misurazioni e ad oggi mancano i riferimenti a cui associare i numeri. Un elemento importante di questa ricerca, inoltre, è il tentativo di capire se anche a distanze maggiori questi pfas vengono riscontrati. Abbiamo monitorato l’aria ad Asti e a Dernice (un paese tra la Val Curone e la Val Borbera, ndr): in entrambi i casi non sono state rilevate tracce. Questo elemento evidenzia che la sorgente è lo stabilimento ex Solvay, dal quale queste sostanze vengono rilasciate in aria. Le nostre strumentazioni sono in grado di rilevare tracce anche molto piccole. Abbiamo investito sull’implementazione delle tecniche di laboratori per intercettare anche nanogrammi al metro cubo, fino ad arrivare a centesimi di nanogrammi. Ad oggi, però, non siamo in grado di associare questi numeri a un eventuale impatto sanitario: questo è un elemento che non siamo in grado di associare”.
Il direttore Barbero ha poi spiegato quali saranno i prossimi passi: “Resta l’attenzione massima sulle emissioni degli impianti che trattano queste sostanze. La Provincia ha chiesto di adottare tutte le tecniche possibili per l’abbattimento. Quello che noi rileviamo rappresenta l’esito complessivo dell’applicazione di queste tecniche: c’è la necessità di continuare a concentrarsi sugli abbattimenti e, possibilmente, migliorarli”.