Contributo di solidarietà, come lo Stato ruba ai poveri per dare (forse) ad altri poveri… Vediamo come.
Gentile ex ministro Fornero, lei non è più ministro da un pezzo ormai, ma gli effetti deleteri della sua riforma del Lavoro non cessano di farsi sentire. E a farne le spese, ancora una volta, non sono i superstipendiati o i superpensionati d’oro ma i soliti sfigati che ancora hanno un lavoro e gli imprenditori che ancora resistono all’incessante crisi. Da questo mese infatti le buste paga saranno più leggere (non quelle dei dirigenti s’intende) perché grazie alla riforma Fornero sarà effettuato sulla retribuzione il prelievo forzoso dello 0,5% quale contributo di solidarietà che andrà a finanziare i lavoratori non coperti dalla cassa integrazione guadagni. Insomma, prendere ai poveri per dare ai poveri, forse un po’ meno poveri degli altri.
E’ questo infatti quanto previsto nell’articolo 3 della legge 28 giugno del 2012. Ovvero, due anni fa, quando la luce in fondo al tunnel della recessione era ancora un miraggio lontano, Elsa Fornero (ministro del Governo Monti) era così sicura che i dati sull’occupazione nel 2014 sarebbero andati ben al di là delle migliori previsioni tanto da arrivare addirittura a ipotizzare che i lavoratori dipendenti sarebbero stati così tanti da riuscire a far pareggiare i conti della Cig all’Inps con i loro stessi soldi. Un bel film insomma. Ma la realtà due anni dopo la sua “indimenticabile” riforma del lavoro non è proprio questa: la recessione avanza, la disoccupazione pure, la necessità di ammortizzatori sociali anche e dove si prendono i soldi? Nelle tasche dei lavoratori. E degli imprenditori.
I contributi pescati…
Il contributo – 1/3 a carico del lavoratore e 2/3 a carico del datore di lavoro, purché l’azienda impieghi più di 15 dipendenti – avrebbe dovuto essere versato già a gennaio 2014, ma come sempre accade in questo Paese (si inventano i balzelli ma non come pagarli, vedi Tasi) le modalità di pagamento sono arrivate solo nove mesi dopo e adesso, non solo si pagheranno gli arretrati ma si verserà anche l’1% di mora sul dovuto a partire dal 7 giugno scorso. Mora, per colpa dello Stato. Il direttore generale dell’Inps, Mario Mori, in una nota si è affrettato a precisare che “nessuna mora sarà dovuta per chi pagherà entro novembre il contributo ordinario per i Fondi di solidarietà residuale dovuto per i periodi gennaio-settembre”.
Con gli arretrati…
Ma intanto gli arretrati vanno pagati. Di più, E’ previsto inoltre un contributo addizionale totalmente a carico del datore di lavoro che ricorra alla sospensione o riduzione dell’attività lavorativa, calcolato in rapporto alle retribuzioni perse nella misura del 3% per le imprese che occupano fino a 50 dipendenti e del 4,50% per le imprese che occupano più di 50 dipendenti.
Strano Robin Hood lo stato italiano, che continua imperterrito a rubare ai poveri per intascare (nel caso specifico riportare a pareggio i conti Inps rispetto alla cassa integrazione). Alla faccia della crisi, della deflazione e dei consumi bloccati. Non si può infatti dimenticare che sempre lo scorso giugno la Corte Costituzionale, con una bocciatura tutt’altro che popolare, ha dichiarato illegittima la “supertassa” alle “superpensioni”, cancellando proprio quel “contributo di solidarietà” sulle pensioni superiori ai 90mila, 150mila e 200mila euro lordi l’anno.
Sentenza questa che si era aggiunta a quella che aveva dichiarato incostituzionale il contributo di solidarietà sugli stipendi dei dipendenti pubblici sopra i 90mila euro. Chissà se oggi la stessa Corte Costituzionale sarebbe disposta a dichiarare altrettanto illegittimo il prelievo forzoso sulle buste paga dei redditi minimi… Ma i sindacati che fine hanno fatto?