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Referendum, un mese dopo….

referendum2210_01di ROBERTO PISANI* – Un mese. È passato un mese dal 22 ottobre giorno in cui i Lombardi sono stati chiamati ad esprimersi in cabina elettorale se erano favorevoli o contrari ad una maggiore autonomia regionale. Un mese in cui si è sentito di tutto, da “adesso comandiamo noi a casa nostra” a “visto: non è cambiato niente”, da “diventeremo una regione a statuto speciale come il Trentino” a “è stata solo una boutade elettorale”. Ma cerchiamo di fare chiarezza su cosa può realmente cambiare e in che tempi.
Innanzitutto va detto che gli articoli della Costituzione numero 116 e 117 consentono la trattativa di 23 materie di cui la gestione può passare di mano, 3 di sola competenza dello stato e le altre 20 concorrenti.
Le concorrenti sono:

1. Rapporti internazionali e con l’Unione europea delle Regioni;
2. Commercio con l’estero;
3. Tutela e sicurezza del lavoro;
4. Istruzione, salva l’autonomia delle istituzioni scolastiche e con esclusione della istruzione e della formazione professionale;
5. Professioni;
6. Ricerca scientifica e tecnologica e sostegno all’innovazione per i settori produttivi;
7. Tutela della salute;
8. Alimentazione;
9. Ordinamento sportivo;
10. Protezione civile;
11. Governo del territorio;
12. Porti e aeroporti civili;
13. Grandi reti di trasporto e di navigazione;
14. Ordinamento della comunicazione;
15. Produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia;
16. Previdenza complementare e integrativa;
17. Coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario;
18. Valorizzazione dei beni culturali e ambientali e promozione e organizzazione di attività culturali;
19. Casse di risparmio, casse rurali, aziende di credito a carattere regionale;
20. Enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale.

Mentre le tre che attualmente sono di totale competenze dello stato centrale sono:

1. Organizzazione della giustizia, limitatamente ai giudici di pace;
2. Norme generali sull’istruzione;
3. Tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali.

Il Governatore Maroni, il giorno dopo il referendum, si è detto intenzionato a chiedere la competenza di tutte queste materie, pur sapendo che difficilmente lo stato centrale lo concederà. Forse sarebbe stato più semplice chiederlo direttamente ai cittadini per poi presentarsi di fronte agli interlocutori nazionali forte del mandato che gli elettori gli conferivano.
Ma con chi va a trattare il presidente della Lombardia? In questa fase, portata avanti assieme al suo collega emiliano-romagnolo, con gli esponenti governativi. Una volta raggiunto l’accordo con essi tutto il pacchetto verrà trasferito al Parlamento dove dovrà essere calendarizzato, discusso e votato dalla maggioranza dei parlamentari di Camera e Senato. Il tutto dovrà fare i conti con l’ormai prossima decadenza della legislatura e con le relative campagne elettorali per Stato e Regione. Quindi, di fatto, il pallino passerà in mano al nuovo Governatore, al nuovo governo e al nuovo Parlamento, rischiando di dover a questo punto iniziare l’iter da capo.
E chi porta avanti per Regione Lombardia la trattativa? La giunta regionale che decadrà tra pochi mesi.
A questo punto bisogna obbligatoriamente fare alcune riflessioni.

Non sarebbe stato meglio delegare a rappresentanti politici, associazioni, esperti di diritto, avvocati civili, non vincolati a nessun mandato elettorale, la composizione di questi tavoli di trattativa?
Non sarebbe stato meglio ascoltare le istanze di tutti quei movimenti autonomisti ed indipendentisti che si sono schierati, pur con alcuni distinguo, anche perché forse si sono sentiti esclusi sin dall’inizio, che crescono e si occupano dei vari territori?
Non sarebbe stato meglio non arrivare a ridosso della campagna elettorale, periodo sicuramente tra i meno indicati per trattare con serenità e senza influenze particolari una tematica che nel bene o nel male segnerà la vita politica e amministrativa della Lombardia?
Comunque il cammino è iniziato ed è già un buon segno, la strada tracciata, speriamo porti ad una vera autonomia territoriale e non ad un cambio di padroni. O ancor peggio al raddoppio di essi.
Arlecchino servo di due padroni ce lo insegna.

*segretario politico
Identità Oltrepò

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