Salvini, uguale viva l’Italia

di ROBERTO BERNARDELLI*

Premessa della redazione: questo pezzo è stato pubblicato lo scorso 18 febbraio, prima che Salvini scendesse in campo al Sud. Come c’abbiamo visto lungo… Buona lettura.

Andiamo bene. Anche il Barone Nero, noto ai milanesi come Roberto Jonghi Lavarini, tiferà Lega Nord. Lo abbiamo appreso sfogliando le pagine di cronaca del Corriere della Sera. E ci siamo detti: uelà, dopo la signora Le Pen, una nuova conquista di Matteo Salvini, la destra più nera della pece. Ancora a destra, quella più a destra di tutti. Ma la destra una volta non era nazionalista, statalista, centralista? Sì, completamente ista… E allora cosa ci trova in comune con il Carroccio?

Già la Lega aveva sorpreso gli analisti della politica e pure del centrodestra (visto che con la sinistra il segretario federale dice che la Lega non governerà mai), per questa deriva politica nazionalista, tutta impostata sulla battaglia contro l’immigrazione lasciando quella per l’identità e le libertà ai bei tempi che furono. D’altra parte l’accordo che deve piacere tanto anche al Barone Nero dell’estrema destra che ora si sente rappresentata dal nuovo corso leghista, è quello che vede la Le Pen – alleata della Lega – prendersela con i bretoni, con una minoranza culturale e linguistica, per fa loro guerra per evitare che possano vedere pienamente riconosciuta la loro lingua anche a scuola. Una volta dalle nostre parti il partito che si dice dalla parte del Nord difendeva a parole il proprio popolo. Ora sta esclusivamente con chi vuole che una sola lingua nazionale irradi e illumini di senso tutto il Paese. Al Barone Nero deve essere piaciuta da morire questa giravolta leghista, il mantra continuo del no euro. No euro e no immigrati. Oltre non si va.

Se la Lega, perso il voto delle partite iva, del ceto medio, dell’operaio della Cgil, raccoglie ora il consenso dell’estrema destra, se conquista il voto dei nazionalisti anziché degli indipendentisti, vuol dire che ha cambiato la propria ragione sociale. Se sta con chi grida Parigi-Parigi-Parigi, a casa propria non può che trovare il consenso di chi fa per debite proporzioni il medesimo grido: Roma-Roma-Roma. Il baricentro è la capitale, non il proprio Nord. Il baricentro è una battaglia economica, non culturale. Di saturazione occupazionale, non di ragioni che portino a guardare verso un’Europa dei popoli, non degli Stati nazionali, come vuole la signora Le Pen e tutti gli statalisti fascisti o comunisti che ancora infesciano la politica.

Meglio cambiare nome al partito che per anni ha illuso il Nord. Meglio anche per un segretario cambiare mestiere se non ce la fa a restare coerente e cerca il consenso tra le bandiere nere. Oggi più che mai scrivi Salvini e leggi viva l’Italia.

*Presidente Indipendenza Lombarda

 

 

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