Mentre la priorità del governo italiano è e resta destinare solo al Sud la gran parte dei fondi che arriveranno dal recovery europeo, la Svizzera vede ben altro nella crisi del Paese. Il portale di Tv Svizzera infatti legge così la situazione.
“Da inizio estate in Italia diverse aziende controllate da fondi esteri hanno chiuso e licenziato scatenando un’ondata di scioperi, proteste e manifestazioni di solidarietà. Viaggio in Lombardia dove nel giro di pochi giorni hanno chiuso i battenti due storiche industrie ancorate al territorio, ma controllate da una casa madre in Germania”, scrive Federico Franchini. E il servizio è un viaggio nello stabilimento comasco della Henkel, dove hanno perso lavoro 160 dipendenti. Era operativa dal 1933. Poi si ricorda il caso recente della Gianetti Ruote a Ceriano-Laghetto nella provincia di Monza-Brianza. “Di proprietà del fondo tedesco Quantum Capital Partner, la Gianetti Ruote è stata la prima grossa azienda italiana a licenziare da quando, il primo luglio, è scattata la fine del blocco licenziamenti”, si legge. “Anche in questo caso, la decisione – comunicata via email – è stata una doccia fredda per i 152 impiegati nello stabilimento brianzolo… Fondata nel 1880 a Saronno, la fabbrica si è stabilita qui da oltre cento anni dando lavoro a centinaia di persone nei comuni a cavallo tra le provincie di Monza-Brianza, Milano e Como. La Gianetti produce cerchioni d’alta gamma per camion e moto: “Siamo gli unici in Europa a produrre cerchi per la Harley Davidson, lo facciamo da trent’anni” ci spiega con una punta di orgoglio Vincenzo Fragetta. Il quale aggiunge: “La stessa casa motociclistica, così come gli altri clienti che aspettano le comande, non sanno cosa fare e sono in grossa difficoltà”.
“Qualche anno fa il marchio brianzolo era stato inglobato dal fondo americano Accenture. A seguito dell’acquisto di un altro importante stabilimento in Germania, l’anti-trust europeo aveva imposto agli investitori a stelle e strisce di vendere l’azienda lombarda per evitare di creare una situazione di duopolio sul mercato. Sono così entrati in scena i tedeschi di Quantum Capital Partners che, in tre anni, non hanno fatto nessun investimento e ad inizio luglio hanno informato sulla loro volontà di chiudere”,
La proprietà parla di “gravi perdite” e delle difficoltà di confrontarsi a “nuovi concorrenti” che “a causa di diverse condizioni lavorative riescono ad imporsi sul mercato attraverso aggressive politiche di prezzi”. Giustificazioni che fanno imbufalire Stefano Bucchioni, sindacalista della Fiom che incontriamo al presidio: “I risultati aziendali non erano certo tali da giustificare una decisione di questo tipo, che non prevede neppure un tentativo di vendita o lo spostamento dell’attività nell’altro sito del gruppo a Brescia”.
Poi…. “Sempre in Lombardia, epicentro della crisi lavorativa, il colosso farmaceutico israeliano Teva ha annunciato la chiusura di due stabilimenti di Bulciago (Lecco) e Nerviano (Milano). Sono a rischio quasi 400 posti di lavoro. A Villa Caracina (Brescia), la multinazionale americana Timken chiuderà lo stabilimento che produce cuscinetti a rulli per il mercato fuoristrada e ferroviari”.