di Roberto Bernardelli – E’ facile per un amministratore scivolare nel reato d’abuso d’ufficio. Basta a volte poco. Dicono che nel’86% dei casi si arrivi all’assoluzione. Già, ma quel 14% di casi, invece, che fine farà ora che il governo ha abrogato il reato? Non è che per eliminare, risolvere un problema, si lasciano andare questioni di una certa rilevanza?
Di recente Report su Rai 3 ha esposto una serie di casi di peso. Non è successo nulla… Il ministro della Giustizia, Carlo Nord, ha affermato che “sono venuti in processione tutti i sindaci di tutti i partiti che mi hanno detto che avevamo fatto bene e che finalmente avrebbero respirato”.
Ma c’è che pensa anche il contrario, perché tra abuso d’ufficio e taglio delle intercettazioni si abbassa la guardia per i reati dei colletti bianchi. Quelli che contano, non i poveri cristi che amministrano paesi di 1000 o 2000 abitanti.
E’ giustizia o “abuso” di potere, per sostenere la casta?
Giuseppe Cascini, procuratore aggiunto a Roma, relativamente all’abolizione dell’abuso d’ufficio, ha affermato a Repubblica: “Posso anche comprendere la scelta di abolire una figura di reato che ha spesso creato polemiche e tensioni e che con le continue modifiche subite negli anni era diventato anche un arnese poco utilizzabile – spiega – ma sarebbe stato molto meglio non limitarsi all’abrogazione e introdurre nuove ipotesi di reato corrispondenti alle tante condotte di abuso di potere che l’esperienza ha conosciuto”. “Le condanne per abuso d’ufficio c’erano, tutte per fatti molto gravi, e tutte sono state cancellate – aggiunge Cascini – Che il codice sia pieno di reati è fuor di dubbio, e molti ne sono stati aggiunti nel periodo più recente, ma nessun Paese civile può permettersi di lasciare impuniti gli abusi del potere”.
“Gli effetti delle riforme che riguardano la giustizia, poi finiscono per riverberarsi sui cittadini, per cui è evidente che parlando di democrazia e potere non si possa non parlare di giustizia”. Così il procuratore di Perugia, Raffaele Cantone, a margine degli incontri di Casa Corriere in a Napoli. “Questo – ha detto Cantone – è un momento particolare, perché un momento nel quale ci sono tantissime riforme in corso, forse anche troppe. Io concordo con quello che ha detto il presidente della Cassazione, forse su questi temi ci sarebbe stato bisogno di un fermo biologico, non di continue riforme, per esempio, come quella che riguarda il processo penale. Ce ne sono tante poi che riguardano i temi ordinamentari, la separazione delle carriere. Tutta una serie di riforme che rischiano di cambiare completamente il pianeta giustizia, io credo in negativo, ma ovviamente è tutto un tema su cui sarebbe necessario anche una riflessione un po’ più attenta”. “Io ricordo – ha aggiunto l’ex presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione – di aver fatto due audizioni, alla Camera e al Senato, sul disegno di legge Nordio in materia di abuso d’ufficio. Due audizioni, così come tantissime altre, la mia sarà stata la meno rilevante. Di tutte le questioni che sono state sollevate, nessuna è stata tenuta conto”.